IMPIANTI A GAS PER USO DOMESTICO. VERIFICA DELLA TENUTA DEGLI IMPIANTI INTERNI IN ESERCIZIO


Tra le probabili novità normative che potrebbero caratterizzare il prossimo futuro, in materia di verifica della tenuta degli impianti interni alimentati a gas per uso domestico, segnaliamo il Progetto di Norma CEG E.01.08.928.0: “Impianti a gas per uso domestico e similari. Linee guida per la verifica e per il ripristino della tenuta di impianti interni in esercizio”.

Il progetto sopraccitato è stato elaborato, nell’ambito della Commissione B5 “Impiantistica ed utilizzazione”, dal gruppo di lavoro B5/GL 11.

Il progetto di norma è stato presentato e licenziato, nel corso del Consiglio di Presidenza CIG, tenuto in data 29 ottobre 2002, per essere sottoposto ad inchiesta pubblica settoriale per commenti.

I commenti ricevuti saranno considerati nel corso dei primi mesi dell’anno in corso, dopodiché il progetto verrà inviato all’UNI che lo sottoporrà all’inchiesta pubblica ufficiale sul proprio sito Internet.

Il testo integrale del progetto di norma è attualmente disponibile sul sito del Comitato Italiano Gas.

Ricordando che il progetto, allo stato attuale, non può essere considerato o utilizzato come norma, riportiamo tuttavia , per informazione dei lettori, una sintesi dei principali contenuti in esso riportati, facendo notare che si tratta di un progetto di norma innovativo che prescrive le modalità di verifica della tenuta di impianti interni in esercizio, nonché la periodicità e le circostanze in cui occorre effettuare la verifica della tenuta. Esso, inoltre, per la prima volta prevede la possibilità che un impianto interno alimentato a gas possa essere considerato “non pericoloso” anche in presenza di perdite “ fisiologiche” di minima portata.

Entrando nel dettaglio, il progetto di norma in particolare stabilisce:

I requisiti di tenuta degli impianti interni in esercizio ed i limiti di accettabilità di eventuali perdite;
Le circostanze in cui occorre effettuare la verifica della tenuta;
Le modalità di esecuzione della verifica della tenuta;
Le metodologieper determinare il valore di perdita;
I criteri che consentono di attestare l’idoneità o la non idoneità al funzionamento dell’impianto interno;
Le possibili modalità per il ripristino della tenuta.
Si applica, rispettivamente, agli impianti domestici e similari, in esercizio o da riattivare, alimentati a gas della 1ª, 2ª e 3ª famiglia, compresi nel campo di applicazione delle norme UNI-CIG 7129 edUNI-CIG 7131.

Il progetto di norma non si applica, invece, agli impianti di nuova realizzazione e per i casi in cui sia necessario effettuare la prova di tenuta (collaudo) secondo quanto previsto, rispettivamente, dalle norme UNI-CIG 7129, UNI-CIG 7131 ed UNI-EN 1775.

Alcune importanti novità sono relative al capitolo “Termini e definizioni”, dove si propongonoprescrizioni assolutamente innovative, tra le quali spiccano quelle sotto elencate:

Idoneità al funzionamento: Condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita non maggiore di quello ammesso da progetto di norma. Idoneità al funzionamento temporaneo: Condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita maggiore di quello ammesso per attestare l’idoneità al funzionamento, ma tale da non comportare necessariamente la messa fuori esercizio dell’impianto. Non idoneità al funzionamento: Condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita tale da comportare la messa fuori esercizio immediata dell’impianto. Impianto fuori esercizio: Impianto a gas per uso domestico o similare in cui l’erogazione del gas combustibile è stato sospeso, mediante chiusura dell’organo di intercettazione, a monte o in corrispondenza del punto di consegna. Pressione di riferimento: Valore di pressione a cui devono essere ricondotti i risultati delle prove di tenuta effettuate, con gas combustibile, a pressione diversa dalla stessa. Valore di perdita: Volume di gas (in dm³) disperso nell’unità di tempo da un impianto interno ( si ricorda che 1 dm³ = 1 l). Verifica della tenuta di impianti interni in esercizio: Prova per attestare rispettivamente l’idoneità al funzionamento di un impianto interno.

Nel capitolo 4 del progetto di norma, relativo ai “Requisiti di tenuta di un impianto interno”, come precedentemente accennato si prevede la possibilità che un impianto interno possa essere considerato “non pericoloso” anche in presenza di perdite “fisiologiche”di minima portata.

L’accertamento della sicurezza dei requisiti di tenuta di un impianto interno consente di attestare le condizioni di sicurezza dell’impianto, in riferimento alla presenza o meno di eventuali perdite di gas in ambiente e in buona sostanza di valutare il grado di pericolosità.

Le eventuali perdite, presenti in un impianto, potrebbero essere rilasciate dalle condotte, in corrispondenza delle giunzioni e dei raccordi, per effetto del grado nel tempo dei materiali di tenuta.

Il progetto di norma, per gli impianti in esercizio, prevede, sostanzialmente, tre possibili condizioni di funzionamento:

Idoneità al funzionamento: condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita non maggiore di 1 dm³/h. Gli impianti che soddisfano tale condizione possono continuare a funzionare senza necessità di alcun intervento.

Idoneità al funzionamento temporaneo: condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita maggiore di 1 dm³/h, ma non maggiore di 5 dm³/h. Tali impianti possono continuare a funzionare per un tempo limitato, necessario ad effettuare i dovuti interventi per il ripristino della tenuta. Gli interventi per il ripristino della tenuta devono essere effettuati in tempi ragionevolmente brevi e comunque non oltre 30 giorni dalla data della verifica. Gli impianti che presentano tale condizione, al termine dei lavori di ripristino della tenuta, prima di essere rimessi in esercizio, devono essere sottoposti, con esito positivo, alla prova di tenuta (collaudo) specificata nella norma UNI-CIG B7129.

Non idoneità al funzionamento: condizione di un impianto interno che presenta un valore di perdita maggiore di 5 dm³/h. Gli impianti che presentano tale condizione non possono continuare a funzionare e devono essere messi immediatamente fuori esercizio. Per poter essere rimessi in esercizio le dispersioni devono essere ricercate ed eliminate. Anche in questo caso, al termine dei lavori di ripristino della tenuta, prima di essere rimessi in esercizio, gli impianti devono sottoporsi, con esito positivo, alla prova di tenuta specificata nella norma UNI-CIG 7129.

Ulteriori novità sono riportate nel capitolo relativo al “Ripristino della tenuta”, dove in sostanza si prevedono, per gli impianti rispettivamente “idonei al funzionamento temporaneo” o “non idonei al funzionamento” due tipologie di intervento:

Interventi tradizionali , che prevedono la ricerca e localizzazione dei punti di dispersione, la sostituzione di pezzi o componenti dell’impianto con componenti di caratteristiche equivalenti, il rifacimento delle giunzioni, dei fletti e/o la sostituzione delle guarnizioni e dei materiali di tenuta; interventi di adeguamento innovativi quali, ad esempio, le giunzioni filettate delle tubazioni in acciaio, il risanamento mediante mezzi di tenuta conformi alla norma UNI-CIG 13090.

È importante ribadire che, al termine di qualsiasi intervento per il ripristino della tenuta, il progetto di norma prevede in ogni caso che l’impianto, prima di essere rimesso in esercizio, debba essere sottoposto a collaudo, con esito positivo, secondo quanto prescritto alla norma UNI.CIG 7129.

Anche il capitolo 5, “Circostanze che richiedono la verifica della tenuta”, presenta importanti novità e prevede che la verifica della tenuta debba essere eseguita nei casi e per i motivi sotto elencati:

persistente odore di gas;
sostituzione di apparecchi;
sostituzione del tipo di gas distribuito;
riutilizzo di impianti gas inattivi da oltre 12 mesi;
esito incerto delle verifiche di tenuta indicate dalla UNI 10738;
almeno ogni 10 anni, ove non diversamente disposto.


Nel capitolo 6, “Metodologie e procedimenti di verifica della tenuta”, sono specificate le caratteristiche professionali del personale preposto ad eseguire le prove, nonché le caratteristiche degli utilizzabili.

Nello stesso capitolo, inoltre, viene precisato che gli esiti delle verifiche devono essere sempre documentati mediante un rapporto di prova che deve essere rilasciato al proprietario o, se diverso da questi, all’occupante dell’unità immobiliare sottoposta a verifica.

Il rapporto di prova, che il progetto di norma prevede a titolo esemplificativo come “allegato” nella “Appendice informativa A”, deve descrivere dettagliatamente le informazioni di carattere anagrafico (data, località, proprietari, utente dell’impianto, ecc.), il tipo di prova effettuato, gli strumenti, gli apparecchi e/o i materiali impiegati ed i risultati ottenuti.

In funzione del tipo di gas combustibile impiegato, le verifiche di tenuta dell’impianto devono essere eseguite nelle condizioni di riferimento sotto riportate:

Gas della 1ª famiglia;Pressione di riferimento per prova con gas (pg)1000 Pa
(Gas manifatturato)Pressione di prova con aria (pa)1000 Pa
Gas della 2ª famiglia;Pressione di riferimento per prova con gas (pg)2200 Pa
(Gas naturale)Pressione di prova con aria (pa)5000 Pa
Gas della 3ª famiglia;Pressione di riferimento per prova gas (pg)5000 Pa
(GPL)Pressione di prova con aria (pa)5500 Pa
Nota: si ricorda che 1 Pa = 0,1 mm ca. = 0,01 mbar.
Qualora la verifica della tenuta sia eseguita con gas combustibile, alla pressione di esercizio (pa), e questa risultasse minore della pressione di riferimento (pg) sopraccitata, occorre riportare il valore di perdita riscontrato alle condizioni di riferimento sopraccitate, secondo i criteri specificati nella “Appendice informativa B” allegata al progetto.

Sempre nel capitolo 6 sono specificati i criteri e le modalità operative con cui eseguire le verifiche di tenuta.

Il progetto, a tal proposito, prevede in particolare due tipologie di verifica: una verifica con metodo cosiddetto “diretto” ed una verifica con metodo “indiretto”.

Nel primo caso la verifica di tenuta viene effettuata mediante la ricerca di eventuali perdite utilizzando strumenti in grado di rilevare, misurare e visualizzare direttamente la “portata di gas dispersa”.

Nel secondo caso, invece, la verifica della tenuta si effettua mediante la ricerca di eventuali perdite con strumenti (quali manometri ad acqua o apparecchi equivalenti di sensibilità minima pari a 10 Pa) in grado di rilevare la “caduta di pressione nell’unità di tempo”.

L’eventuale caduta di pressione misurata deve poi essere messa in relazione al volume dell’impianto per poter essere tradotta in portata di gas dispersa.

Il metodo indiretto è chiaramente utilizzabile soltanto nei casi in cui sia possibiledeterminare il volume dell’impianto interno.

A tale scopo risulta necessario conoscere lo sviluppo dell’impianto interno da sottoporre a controllo, le lunghezze e i diametri corrispondenti delle tubazioni impiegati.

Per gli impianti dotati di contatore, inoltre, la prova può essere eseguita soltanto nei casi in cui sia presente un dispositivo di intercettazione installato immediatamente a valle del contatore o sia possibile determinare con certezza il volume interno complessivo del contatore.

Il progetto di norma prevede anche, in determinati casi, la possibilità di effettuare verifiche preliminari semplificate.

Esse sono, rispettivamente, la verifica preliminare di tenuta con il contatore (che consiste nella ricerca di eventuali perdite mediante la lettura del totalizzatore del contatore di gas, a determinati intervalli di tempo) e, per impianti con capacità non maggiore di 25 dm³ (comprensivi di contatore con volume non maggiore di 3 dm³), la ricerca di eventuali perdite mediante rilevazione di eventuali cadute di pressione in un arco di tempo determinato.

Se le verifiche preliminari dovessero avere esito positivo (assenze di perdite o perdite rilevate di valore non maggiore di quanto stabilito dal punto stesso), l’impianto può essere considerato a tenuta.

Il progetto di norma riporta, infine, dettagliatamente, le diverse procedure da adottare per eseguire correttamente la verifica della tenuta secondo il metodo prescelto.

Chiaramente, per ovvi motivi anche di carattere redazionale, non possiamo riportare in modo dettagliato tutte le specifiche prescrizioni dettate in merito dal progetto di norma e lasciamo che ciascuno, qualora interessato, possa adeguatamente e maggiormente informarsi esaminando il testo integrale del progetto che, come precedentemente accennato, è disponibile in versione integrale sul CIG.